venerdì 29 novembre 2013

Crisi: ritorna la moda della nuda proprietà

Crisi: ritorna la moda della nuda proprietà

28 nov 2013, pubblicato da Federica Tordi in: Comprare immobile Crisi Economica Economia Mercato immobiliare Primo piano 
Il Centro Studi di Immobiliare.it, in una sua analisi, ha messo in evidenza una tendenza che, dopo anni in cui sembrava essere decaduta, torna in auge ed è quella della vendita di appartamenti innuda proprietà. In 36 mesi questo trend è arrivato a crescere sul territorio nazionale quasi del 22%.
La nuda proprietà consiste nel vendere il proprio appartamento, ma non la possibilità di usufruirne, quanto meno fino alla morte del proprietario che lo abita normalmente. E’ una soluzione che in poche parole permette di intascare liquidità da un parte e, dall’altra, consente di acquistare con un notevole risparmio.
Carlo Giordano, Amministratore Delegato del Gruppo Immobiliare.it, ha individuato nella crisi una delle probabili cause dell’aumento di questo trend che è cresciuto del 21,9% in tre anni. Inoltre si è evidenziato che la tendenza non si è circoscritta ai soli confini delle grandi città, ma anche nei paesi più piccoli, rimanendo ancora un tabù solo per il Sud, dove è senz’altro maggiore il ruolo che viene riconosciuto alla casa dalle persone. Alla luce di questo, Napoli si è rivelata la città con il minor tasso di crescita, fermatosi all’11,1%.
Nel totale dell’offerta immobiliare presente sul mercato al momento, la nuda proprietà rappresenta sempre unanicchia con un peso pari allo 0,7%. Torino è risultata essere la città con il maggior tasso di crescita di vendite con questa formula, in aumento del 21,9% rispetto al 2010.
I valori degli immobili, che normalmente sono in zone semicentrali o periferiche, oscillano tra quelli più bassi diNapoli (142.000€) e quelli maggiori che si sono rilevati a Roma (228.000). Ma la crisi del mercato immobiliare riversa le sue conseguenze anche in questo settore e le cifre che si possono risparmiare acquistando una nuda proprietà si sono ovviamente ridotte. Ma nonostante ciò, è notevole quanto si possa comprare a cifre ben inferiori alla media: la riduzione di prezzo maggiore si è registrata a Napoli (35%), seguita da Firenze (31,1%), Torino(26,6%) e Genova (25,6%). Si equivalgono quasi le percentuali di Roma e Milano, rispettivamente del 24,7% e 24%.
Una piccola nota di colore da questa ricerca è emersa dalle percentuali della Costa Azzurra: in questa area le nude proprietà rappresentano il 3,5% del totale dell’offerta di mercato e le richieste sono cresciute dell’11%.
FONTE : IMMOBILIARE .IT

Acquisto prima casa, istituito un Fondo da 600 milioni di euro

Acquisto prima casa, istituito un Fondo da 600 milioni di euro

E il 7 gennaio 2014 parte il ‘Plafond Casa’, piano da due miliardi di euro con cui lo Stato garantirà i mutui


29/11/2013 - Con la Legge di Stabilità 2014 è stato istituito un Fondo da 600 milioni di euroin tre anni con il quale lo Stato garantirà i mutui per                  l’acquisto, la ristrutturazione o il miglioramento energetico della prima casa.
Acquisto prima casa, istituito un Fondo da 600 milioni di euro

 Il Fondo sarà destinato in primis alle giovani coppie, ai single con figli minori e ai lavoratori precari under 35 con contratti a tempo determinato, ai quali lo Stato darà una garanzia di ultima istanza per il 50% della quota capitale del mutuo. Potrà essere incrementato dalle Regioni e da altri Enti e organismi pubblici.
Un successivo decreto ministeriale fisserà le norme di attuazione del meccanismo di garanzia. Il nuovo Fondo va a sostituire quello per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa, istituito con il DL 112/2008, che viene soppresso.
 “Arriva un altro Fondo che rimette in moto il prestito e che dimostra un’attenzione del Governo alla problematica connessa con l’emergenza casa” - ha commentato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.

Questa iniziativa segue “il bonus fiscale per chi ristruttura e i due miliardi per i mutui della Cassa depositi e prestiti (Plafond Casa). Non avrebbe infatti senso un bonus fiscale per chi decide di ristrutturare se poi non gli si permette di accedere al credito” - ha aggiunto Lupi.
 Il nuovo Fondo va dunque ad aggiungersi al Plafond Casa, l’altro importante strumento, previsto dalla Legge Imu, che mette in campo 2 miliardi di euro gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti per favorire l’accesso delle persone fisiche ai mutui per l’acquisto di abitazioni, prioritariamente di classe energetica A, B e C, e per interventi di riqualificazione energetica degli edifici.
Anche in questo caso, la priorità nell’accesso alle agevolazioni sarà data a giovani coppie, famiglie numerose e nuclei familiari di cui fa parte almeno un soggetto disabile. L’accesso al Plafond Casa è regolato “a sportello”, fino ad esaurimento dello stesso.
Il Plafond Casa sta partendo in questi giorni, con la pubblicazione sul sito della Cassa Depositi e Prestiti delle istruzioni rivolte alle banche, che - a partire dal 7 gennaio 2014 - erogheranno i mutui garantiti dallo Stato. Il 18 dicembre 2013 la CDP pubblicherà i margini validi dalla data di erogazione dei mutui.
Nella fase di avvio - si legge sul sito della CDP -, una quota del 30% del Plafond è riservata alle Banche del Sistema del Credito Cooperativo e delle Banche Piccole e Minori.
I privati che vorranno richiedere questo tipo di mutuo dovranno compilare l’apposito Modello di “richiesta Finanziamento Beneficiario” per attivare l’istruttoria creditizia presso la banca. Termini e condizioni dei Finanziamenti Beneficiario sono negoziati e determinati in autonomia dalle banche stesse. Le banche esamineranno le richieste e decideranno l’eventuale concessione del credito.
Contestualmente al Plafond Casa, è partito anche il programma di acquisto da 3 miliardi di euro, da Parte della Cassa Depositi e Prestiti, di obbligazioni bancarie garantite e altri titoli emessi a fronte di mutui residenziali, per favorire la concessione, da parte del sistema bancario, di nuovo credito alle famiglie.
“L’impegno del Governo per la casa si fa sempre più concreto”. “Presto il secondo passaggio del Piano Casa che affronterà l’emergenza degli affitti, della morosità incolpevole e dell’immissione sul mercato degli alloggi sfitti e invenduti” - ha concluso Lupi.
FONTE : EDILPORTALE.COM

Seconda rata IMU. Il grande bluff. Triste cronaca di mancate esenzioni, stangate in arrivo e “regalini”.

Seconda rata IMU. Il grande bluff. Triste cronaca di mancate esenzioni, stangate in arrivo e “regalini”. 

29/11/2013
Ivan Meo


 L’annuncio.“Il Governo ha mantenuto l'impegno di cancellare la seconda rata dell'Imu per la prima casa e per i terreni agricoli e immobili strumentali”, con questa frase che il Ministro Saccomanni ha aperto la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, pur precisando che i “dettagli del decreto sono in fase finalizzazione”. Ma le cifre già si conoscono: “l'importo della rata pari a 2,150 miliardi compresi gli immobili strumentali agricoli sarà coperta con misure a carico del sistema bancario. Un terzo coperto con anticipi sulle posizioni del risparmio amministrato e per due terzi con aumento di anticipi su Ires e Irap, a fronte di un aumento dell'aliquota Ires e Irap per il 2014, imposta che per un anno soltanto graverà sulle banche”. Il Ministro ha anche aggiunto che “la seconda rata dell'Imu viene coperta con una imposizione accresciuta sulle banche una tantum con un anticipo cospicuo vicino al 130% che però è accettabile anche dal punto di vista della normativa Ue”.
 
In sintesi. Il comunicato stampa del 27 novembre 2013, anticipa il contenuto del Decreto Legge recante "Disposizioni urgenti concernenti l'Imu, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia", e si evidenzia che:
 
l'abolizione della seconda rata IMU si applica sull'abitazione principale ad eccezione degli immobili “di lusso” ovvero classificati nelle categorie A/1, A/8 e A/9;
per quanto riguarda infatti il gettito ulteriore atteso dai Comuni che hanno deliberato per l'anno 2013 aliquote superiori a quella standard, la metà dell'importo viene ristorata dallo Stato e l'altra metà verrà versata dai contribuenti interessati entro il 16 gennaio 2014;
sono, inoltre, esentati dal versamento dell'IMU i fabbricati rurali e gli imprenditori agricoli relativamente ai terreni.

 
L’enigma delle esenzioni. Il sistema delle coperture in realtà sembra essere più articolato, e per tali motivi ci si è accontentati di una soluzione di compromesso. Sui beni agricoli, secondo quando dichiarato da Filippo Patroni Griffi, lo stop del saldo riguarderà solo “i fabbricati rurali e i terreni agricoli per la parte coltivata”. Di più non si poteva pretendere perché per esentare tutti i terreni e non solo quelli coltivati sarebbero serviti almeno 200 milioni in più. Inoltre per chi risiede in un Comune che ha alzato le aliquote rispetto al 2012 dovrà comunque pagare la rata dell’IMU, entro il 16 gennaio 2014,  versando la differenza tra il 50% del tributo pagato nel 2012 e il 50% di quello che avrebbe dovuto corrispondere quest'anno. Questa scelta lascia sulle spalle dei cittadini almeno metà dei 500 milioni di maggiori rimborsi ai Sindaci e che ferma a quota 2,1 miliardi il conto dello stop al saldo dell'imposta municipale 2013. Il problema è che mancando all’appello 500 milioni di euro non al momento reperiti, l'esecutivo ha dovuto fissare al 50% dell'imposta versata l'anno scorso il tetto entro il quale provvederà al rimborso; il resto ce lo metteranno di tasca propria i cittadini entro il 16 gennaio se i sindaci li chiameranno alla cassa. 
 
Alcune proiezioni poco rassicuranti. I messaggi lanciati sulla copertura a carico delle banche e imprese assicuratrici non sono del tutto rassicuranti perché  non si ha la minima certezza che le banche e assicurazioni non trasleranno sui propri clienti i maggiori oneri. Se ciò dovesse accadere, secondo alcune stime effettuate dal Codacons, le tariffe bancarie e assicurative subirebbero un rincaro pari a circa 89 euro a famiglia su base annua. Mentre secondo un studio effettuato dalla UIL “la decisione di far pagare ai contribuenti il 50% dell'aumento delle aliquote Imu sulle prime case decise dai comuni nel 2013 porterebbe una mini stangata di 42 euro medi per i residenti nei comuni che quest'anno hanno deciso aumenti di aliquote”. Ad oggi, precisa il segretario Loy, “vi sono 873 i comuni che hanno deliberato aumenti di aliquote dell'Imu sulla prima casa e tra essi undici città capoluogo”. Infine, come se non bastasse “tra saldo Imu e Tares e acconto Iuc, tra il 16 dicembre e il 16 gennaio si profila un vero e proprio ingorgo fiscale per le tasse sulla casa”. 
 
Sindaci in rivolta. In questo contesto, a buon ragione, anche i Sindaci hanno da dire la loro chiedendo che il Governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell'IMU 2013 al fine di onorare gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani. Lo ha dichiarato il Presidente dell’ANCI, Piero Fassino, rinnovando la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio. 
 
Il “regalino” alle banche. Nello stesso giorno in cui si annunciava l’abolizione (?) della seconda rata dell’IMU, il Ministro Saccomanni precisava anche: “la copertura in parte sarà a carico del sistema bancario, senza il temuto aggravio delle accise sulla benzina”. Praticamente i 650 milioni arriveranno dall’anticipo, a carico degli intermediari finanziari, sulle ritenute relative al risparmio amministrato; 1,5 miliardi dall’aumento al 130% dell’acconto Ires e Irap dovuto per il 2013 dalle società del settore finanziario e assicurativo. Ma attenzione il Cdm ha approvato a favore delle banche anche un contentino:  la rivalutazione del quote di Bankitalia che comporterà un aumento di capitale dell'istituto centrale tra i 5 e 7,5 miliardi di euro. Il decreto, inoltre, stabilisce anche che le banche potranno avere al massimo una partecipazione del 5% nella Banca d'Italia e la medesima per garantire il rispetto dei limiti di partecipazione imposti potrà temporaneamente riacquistare azioni proprie. Tutto sommato “l’operazione IMU” non sembra per le banche un brutto affare, visto il risvolti. Ma secondo Valerio Angeletti, presidente di Fimma (Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari).  “l’abolizione della seconda rata dell’Imu produrrà ricadute negative sull’intero comparto dell’intermediazione immobiliare,  perché la misura che prevede la garanzia bancaria per la copertura del mancato gettito rischiano di tradursi in minori prestiti a favore delle imprese, dei singoli e delle famiglie che vogliono investire nel mercato immobiliare o nell’acquisto della prima casa”.


Fonte : condominioweb.com

Condannata l’ENI per aver inviato le bollette in ritardo

Condannata l’ENI per aver inviato le bollette in ritardo

29/11/2013
Avv. Giuseppe Donato Nuzzo (Giudice di Pace di Gaeta, sentenza n. 2441 del 19 luglio 2013 )
 
Il Giudice ha condannato la società al ripristino della fatturazione e alla rateizzazione con rate da 80 euro dei consumi relativi al periodo di sospensione
 
“L’utente ha il diritto di ricevere periodicamente le bollette dei consumi di energia elettrica e, se la società fornitrice non vi adempie, può chiedere la rateizzazione degli importi dovuti per l’intero periodo di mancato recapito delle fatture. Non ha diritto, invece, al risarcimento automatico dei danni essendo necessario fornire la prova dei i pregiudizi, patrimoniali e non patrimoniali, effettivamente subiti a causa della mancata fatturazione periodica dei consumi”.  È quanto ha stabilito il Giudice di Pace di Gaeta con la sentenza in rassegna che, a fronte dell’omesso invio delle bollette della luce, ha condannato la società fornitrice all’immediato ripristino della fatturazione e alla rateizzazione dei consumi di energia elettrica, rigettando, invece, la richiesta risarcitoria avanzata dal consumatore per assenza della prova dei danni lamentati.
 
Sono sempre più frequenti i casi di omessa fatturazione delle utenze di energia elettrica e gas. Un disservizio che persiste anche per anni e che comporta pesanti conseguenze per gli utenti, a cui viene negata la possibilità di verificare periodicamente i propri consumi (e valutare eventuali offerte più convenienti), salvo poi ritrovarsi a dover pagare, in un colpo solo, l’intero periodo di mancato recapito delle bollette.
 
Il caso considerato dalla sentenza in rassegna è emblematico. Dopo la sottoscrizione del contratto per la somministrazione di energia elettrica, la società fornitrice non provvede alla fatturazione periodica dei consumi e all’invio delle relative bollette. L’utente agisce in giudizio per il riconoscimento del proprio diritto alla fatturazione dei consumi con cadenza bimestrale, oltre alla condanna della società alla rateizzazione degli importi dovuti e al risarcimento dei danni subiti.
 
La società si oppone imputando la mancata fatturazione a generiche anomalie tecniche ed evidenziando come, in ogni caso, l’omesso invio delle bollette non giustifica le richieste risarcitorie del consumatore.
 
Il Giudice di Pace ha accertato il comportamento inadempiente della società fornitrice di energia elettrica in relazione alla clausola delle condizioni generali di contratto, che prevede l’obbligo del somministrante di provvedere alla fatturazione bimestrale dei consumi. Per l’effetto, ha riconosciuto il diritto dell’attore ad ottenere la fatturazione dei consumi con cadenza bimestrale, condannando la società alla emissione delle fatture non recapitate, nonché alla rateizzazione con rate mensili degli arretrati dovuti, secondo le modalità indicate dal consumatore.
 
Niente risarcimento se non c’è la prova del danno. Il Giudice ha invece rigettato la domanda di risarcimento danni, non essendo stato provato che, a causa della mancata fatturazione, l’attore abbia subito danni patrimoniali e non patrimoniali. Il mero inadempimento contrattuale, seppur grave, non attribuisce ex se il diritto al risarcimento, essendo sempre necessario allegare la prova del danno lamentato.
 
Il Giudice argomenta il diniego del risarcimento richiamando la giurisprudenza della cassazione che, già in un caso di interruzione della somministrazione di energia elettrica, aveva escluso la risarcibilità dei danni per assenza di prove del danno effettivamente patito a causa di detta interruzione (Cass. civ., 07/01/2011).
 
Nel caso di specie il consumatore non ha fornito alcuna prova in merito alla presunta decurtazione del proprio patrimonio a causa della mancata fatturazione bimestrale della fornitura di energia elettrica, anche considerato che, comunque, l’utente ha continuato ad usufruire della luce elettrica senza interruzioni o sospensioni. Né appare pertinente il richiamo alla buona fede e correttezza contrattuale, atteso che la società convenuta, avendo continuato ad erogare l’energia elettrica - pur senza ricevere (per sua colpa) il pagamento della fornitura - non ha certamente posto in essere attività contrastanti con gli interessi patrimoniali del consumatore.
 
Neppure può essere riconosciuto il danno non patrimoniale ai sensi dell’art. 2059 c.c., in quanto, oltre alla mancanza di prova, la mancata fatturazione bimestrale non costituisce reato, né lede diritti costituzionalmente protetti. Secondo gli insegnamenti della giurisprudenza di legittimità (Sezioni Unite n. 26972/2008), infatti, la tutela risarcitoria può essere riconosciuta solo se si configura la lesione di un interesse giuridicamente protetto a livello costituzionale, con la conseguenza che devono ritenersi non meritevoli di tutela tutti quei pregiudizi consistenti in meri disagi, fastidi, disappunti, ansie ed ogni altro tipo di insoddisfazione concernenti gli aspetti più disparati della vita quotidiana che ciascuno conduce nel contesto sociale.


Fonte : condominioweb.com

giovedì 28 novembre 2013

CLAUSOLA NON RISPETTATA E RISOLUZIONE ANTICIPATA

CLAUSOLA NON RISPETTATA E RISOLUZIONE ANTICIPATA

Ho locato un immobile commerciale a un supermercato, fissando il canone all'1,5% del fatturato annuale, con l'obbligo contrattuale di consegnare la documentazione Iva desunta dal registro dei corrispettivi.Il conduttore presenta annualmente una lettera con un valore di fatturato non supportato da alcuna documentazione, rifiutandosi di presentare la documentazione Iva, in pratica rendendo impossibile verificare l'importo.Mi chiedo se questo sia motivo sufficiente per la disdetta senza riconoscere l'avviamento commerciale.
La comunicazione di una disdetta per le attività commerciali comporta l'obbligo per il locatore di corrispondere l'indennità per la perdita dell'avviamento. Sembra che il lettore abbia usato impropriamente il termine "disdetta" per il suo quesito: la disdetta implica che il contratto sia giunto alla sua naturale scadenza e non sia stato risolto anticipatamente per inadempimento di una delle parti. Si interpreta quindi il quesito come se il lettore intendesse sapere se il comportamento del conduttore possa legittimare la risoluzione anticipata del contratto.Alla stregua del principio generale della libera determinazione convenzionale del canone locativo per gli immobili destinati a uso non abitativo, deve ritenersi legittima la clausola in cui venga pattuita la determinazione del canone in misura differenziata e crescente per frazioni successive di tempo nell'arco del rapporto, ancorandola a elementi predeterminati e idonei a influire sull'equilibrio economico del sinallagma contrattuale, del tutto indipendenti dalle variazioni annue del potere di acquisto della moneta. Ciò permette alle parti di determinare il corrispettivo della locazione commerciale tenendo conto del fatto che la stessa possa risultare influenzata in dipendenza di vari fattori estrinsechi, quali, ad esempio, maggiori servizi della zona, concentrazione e rarefazione di immobili destinati a uso concorrenziale eccetera.La pattuizione che impone al conduttore di consegnare la documentazione Iva desunta dal registro dei corrispettivi risulta legittima per la verifica del fatturato su cui calcolare il canone. La valutazione della gravità di tale inadempimento viene però rimessa al giudice, che dovrà tenere conto dell'importanza dell'inadempimento nell'economia del rapporto, per poi eventualmente risolvere il contratto per colpa del conduttore. Se tale obbligo venisse ritenuto essenziale, la sua mancata osservanza giustificherebbe la risoluzione del contratto; in tal caso nessuna indennità sarebbe dovuta al conduttore.
FONTE : CASA24PLUS da L'ESPERTO RISPONDE

GARAGE COME DEPOSITO SE NON C'È DIVIETO ESPLICITO

GARAGE COME DEPOSITO SE NON C'È DIVIETO ESPLICITO

In un condominio, l'affittuario di un appartamento con annesso garage, accatastato in C/6, può utilizzare quest'ultimo locale esclusivamente per il deposito di materiali ed attrezzature connesse con l'attività di impresario edile che svolge? Il regolamento di condominio non prevede nulla a questo proposito.
Se il regolamento condominiale di origine contrattuale non pone determinate condizioni per l'utilizzo delle singole unità immobiliari, eventualmente vietandone alcune o sottoponendole alla preventiva autorizzazione da parte dell'assemblea, l'utilizzo del garage per semplice deposito dei materiali e delle attrazzature connesse all'attività edile deve ritenersi consentito.
FONTE : CASA24PLUS da L'ESPERTO RISPONDE

PRELIMINARE REGISTRATO: IL BOX SI SCONTA ANTE ROGITO

PRELIMINARE REGISTRATO: IL BOX SI SCONTA ANTE ROGITO

Nel giugno scorso ho firmato un contratto preliminare di compravendita immobiliare, registrato, per l'acquisto di un box pertinenziale; nello stesso mese ho effettuato il bonifico con le modalità stabilite, del valore dello stesso, per poter fruire del bonus del 50% in 10 anni.Il box mi verrà consegnato nel febbraio 2014, con regolare atto di acquisto. Posso fruire nella denuncia dei redditi 2014 della prima rata del bonus, anche se nel 2013 non ne ero in possesso?
La circolare 55 del 20 giugno 2002 ha chiarito che è ammessa la detrazione delle spese effettuate con bonifico anche prima del rogito notarile, fino a concorrenza del costo di costruzione del box dichiarato dalla ditta costruttrice, a condizione che esista un contratto preliminare registrato.La risoluzione n. 38 del 8 febbraio 2008 ha precisato che l’assenza di quest’ultimo documento impedisce l’accesso all’agevolazione. Infatti, a parere dell’Agenzia, tale documento è necessario per riscontrare l’effettiva sussistenza, al momento del pagamento degli acconti, del vincolo pertinenziale richiesto dalla norma agevolativa in discussione.Quando, invece, l’autorimessa è comprata in un momento successivo rispetto alla casa, fermi restando la registrazione del compromesso, il pagamento con bonifico e l’attestazione del costo da parte dell’impresa, occorre dimostrarne la pertinenzialità.Deve, infatti, essere concretamente al servizio dell’abitazione a prescindere, dunque, dal fatto che il venditore sia differente ovvero che l’acquisto non sia stato contestuale.Rispettati tali requisiti, dunque, non vi sono ostacoli alla detrazione anche della prima rata, fino a concorrenza del costo di costruzione, a prescindere dal fatto che la consegna avvenga successivamente.
FONTE : CASA24PLUS da L'ESPERTO RISPONDE

Ecobonus, i controlli sulle maxi-detrazioni potrebbero ritardare i rimborsi

Ecobonus, i controlli sulle maxi-detrazioni potrebbero ritardare i rimborsi


di Cristiano Dell'Oste

Cominciamo dalla notizia buona: la legge di stabilità ora all'esame del Parlamento prolungherà di 12 mesi la detrazione del 65% per il risparmio energetico. Di fatto, con l'approvazione della legge, saranno agevolate le spese per interventi nei singoli alloggi sostenute entro il 31 dicembre 2014 (ora 31 dicembre 2013) e quelle per i lavori condominiali pagate entro il 30 giugno 2015 (ora 30 giugno 2014). E ora passiamo alla notizia meno buona: la stessa legge di stabilità introdurrà un meccanismo che ritarderà di diversi mesi i rimborsi delle detrazioni risultanti dal modello 730.
Controlli preventivi
Viene previsto che i rimborsi di importo superiore a 4mila euro saranno effettuati direttamente dalle Entrate, e non più dal datore di lavoro, che fino a quest'anno li accreditava direttamente in busta paga. L'Agenzia verserà i rimborsi solo dopo aver eseguito controlli preventivi sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia. Tutti coloro che non hanno familiari a carico, quindi, possono stare tranquilli. Per gli altri, invece, andrà verificato che le detrazioni – tutte le detrazioni, non solo il 65% – non siano superiori a 4mila euro.
In realtà, la soglia sembra piuttosto alta, se è vero che la detrazione media del 55% nelle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2012 era di poco superiore ai mille euro (vedi grafico a lato). Ma il numero dei contribuenti coinvolti andrà misurato sul campo, perché quest'anno il Governo, oltre ad alzare dal 55 al 65% lo sconto per il risparmio energetico, ha anche incrementato dal 36 al 50% quello per le ristrutturazioni. Senza dimenticare che l'obbligo di conteggiare tutte le detrazioni potrebbe far scattare i controlli, ad esempio, se ci sono grossi bonus fiscali sulle spese sanitarie.
Quando arriverà il rimborso? Il disegno di legge non lo dice, ma precisa che i controlli dovranno essere fatti entro sei mesi dal termine per la trasmissione del 730 da parte del Caf o dell'intermediario. Quindi, contando che l'invio di solito avviene entro fine giugno, si potrebbe andare al 2015.
La scelta dei lavori
Al di là delle possibili lungaggini nei rimborsi, una detrazione che copre il 65% della spesa sostenuta rappresenta comunque un'opportunità da non perdere. Soprattutto per chi sta già valutando di ristrutturare la propria abitazione. Ad esempio, se oggi si spendono 7mila euro per cambiare le finestre di casa – installando nuovi infissi con i requisiti di isolamento termico prescritti dalla normativa – per dieci anni si ottiene il diritto di scontare 455 euro dall'imposta annua lorda dovuta al Fisco, a partire dalla dichiarazione dei redditi presentata nel 2014.
I lavori agevolati dalla detrazione del 65% sono gli stessi del "vecchio" 55 per cento. Spazio quindi alla sostituzione delle finestre, alla coibentazione di tetti e pareti, all'installazione di nuove caldaie a condensazione, pannelli solari termici per l'acqua calda e pompe di calore. Per finire con la riqualificazione globale: un intervento per cui non contano le singole tecnologie utilizzate, ma il risultato finale in termini di riduzione dei consumi energetici.
Dal punto di vista dell'efficienza, quello della riqualificazione è l'approccio più corretto, perché guarda al miglioramento delle prestazioni dell'edificio, e non agli strumenti per raggiungerlo. Eppure, negli anni è sempre stato il meno utilizzato: vuoi perché è il più costoso, vuoi perché richiede progettisti preparati e committenti davvero motivati a migliorare la pagella energetica del proprio immobile. La sostanza, comunque, non cambia: finora la maggior parte di coloro che hanno utilizzato la detrazione fiscale del 55% hanno valutato soprattutto i vantaggi in termini di recupero fiscale, e non l'abbattimento della bolletta energetica. D'altra parte, se in condominio si deve cambiare la vecchia centrale termica, per i proprietari e l'amministratore di solito è molto più facile calcolare il valore della detrazione che non stimare i risparmi energetici legati all'installazione della nuova caldaia, magari abbinata alla termoregolazione contabilizzazione del calore. Per non parlare delle coibentazioni, che spesso vengono fatte alla cieca, nella convinzione di chiudere gli spifferi del sottotetto o delle pareti esposte a Nord.
Partire dalla diagnosi
Bisognerebbe partire da una seria diagnosi energetica, che analizzi il sistema involucro-impianto di un fabbricato e proponga gli interventi da fare per tagliare la bolletta, in ordine di priorità, stimando i tempi di recupero degli investimenti. Ma quante assemblee condominiali sono pronte a spendere denaro per avere un documento del genere? Il punto critico è tutto qui. Ed è una questione che non si risolve soltanto alzando la percentuale di detrazione.
In questo scenario, è fondamentale avere tempo fino al 30 giugno 2015 per pagare le spese per la riqualificazione energetica delle parti comuni condominiali o che comunque interessino tutti gli alloggi. Senza dimenticare che lo stesso disegno di legge di stabilità prevede altri 12 mesi – fino al 30 giugno 2016 – con la detrazione al 50%: percentuale ridotta, ma comunque interessante. E il tempo non servirà solo a convincere i condòmini più scettici, ma anche a trovare le risorse necessarie e – se possibile – a superare l'ostacolo del fondo lavori introdotto dalla riforma del condominio, che impone di riscuotere prima di avviare gli interventi tutto il denaro necessario
FONTE : CASA24PLUS

Richiesta di prestiti, gli italiani vogliono l’assicurazione

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Richiesta di prestiti, gli italiani vogliono l’assicurazione

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Il 12% di chi richiede prestiti sopra i 10 mila euro vuole l’assicurazione per tutelarsi dalle difficoltà di rimborso

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Assicurazione prestiti, richiesta per cifre altePrestiti, sopra i 10mila euro gli italiani vogliono l'assicurazione
In Italia l’erogazione di prestiti in favore di famiglie e imprese è in costante calo in questo 2013. Ovviamente sempre più persone, dall’inizio della crisi, hanno timore a indebitarsi con banche e finanziarie e preferiscono evitare di ricorrere ai finanziamenti. Tuttavia un dato positivo c’è ed è relativo alle assicurazioni stipulate sui prestiti.
Secondo quanto emerge dall’ultimo studio dell’Osservatorio SuperMoney, portale diconfronto di prestiti online, il 12% di chi richiede un finanziamento superiore ai 10 mila euro vuole abbinare al credito una polizza assicurativa a tutela del rimborso nel caso di problemi economici o di altra natura. Il rilevamento è stato fatto grazie all’esamina di circa 130 mila richieste di preventivo per un prestito, giunte al sito da marzo a novembre 2013.
Il dato è confortante soprattutto perché la percentuale di chi richiede l’assicurazione sul prestito cresce all’aumentare dell’importo richiesto, a dimostrazione della prudenza degli italiani a fronte di un investimento così importante. Se, infatti, per somme fino a 10 mila euro solo il 9,73% degli utenti sceglie di abbinare una polizza assicurativa, questa percentuale sale all’11,59% per cifre comprese fra 10 e 25 mila euro, per arrivare fino al 15,54% per finanziamenti più alti di 25 mila euro.
L’analisi dell’Osservatorio SuperMoney, poi, si differenzia regione per regione svelando come le città del Molise siano quelle dove l’assicurazione sul prestito, o CPI (Credit Protection Insurance), sia più richiesta (nel 14,23% dei casi), mentre in Basilicata questo tipo di tutela sia meno desiderato (solo nell’8,29% dei casi).
“Gli italiani stanno imparando a non compiere scelte avventate nel fare ricorso al credito al consumo – commenta Andrea Manfredi, Amministratore Delegato di SuperMoney – Complice la crisi, probabilmente, è cresciuta la percezione del rischio di non riuscire più a far fronte al debito contratto, soprattutto se ingente, e ci si tutela di conseguenza”.
“Un’ottima notizia – prosegue Manfredi – perché denota maturità rispetto alle proprie capacità di spesa. Ci sono sicuramente margini di miglioramento: l’importante è che si valutino con attenzione il tipo di polizza e il suo costo. Meglio scegliere formule trasparenti ed economicamente sostenibili: queste informazioni sono riportate nei contratti dei prestiti, e devono essere conteggiate nel Taeg, il tasso che misura il costo effettivo del finanziamento”.
FONTE : SUPERMONEY

Mutui sempre più piccoli, ma va meglio per le prime case

Mutui sempre più piccoli, ma va meglio per le prime case 

25 nov 2013, pubblicato da Vittoria Giannuzzi in: Acquisto, vendita, affitto Comprare immobile Crisi Economica Economia Mercato immobiliare Mutui Primo piano Varie  

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Se l’arrivo delle tredicesime ha già scatenato i media, pronti a sottolineare come la mensilità aggiuntiva servirà agli italiani non per fare i regali di Natale ma per pagare il mutuo, lo spunto è buono per indagare sul settore dei finanziamenti per l’acquisto della casa, specchio utilissimo per comprendere lo stato del Paese: cos’è successo negli ultimi sei mesi?
A fare il punto è Mutui.it: il portale, in collaborazione con Facile.it, ha analizzato le migliaia di richieste di mutuo arrivate sui due siti da maggio ad ottobre scorso, per capire se i dati del Crif sul miglioramento della domanda di finanziamento siano paralleli a migliori condizioni circa le erogazioni. Purtroppo, confrontando i risultati di ottobre con quelli di sei mesi prima si nota una contrazione generale.
La somma media che gli italiani hanno ottenuto per comprare casa ammonta a 117.000 euro: -4% rispetto a sei mesi fa. Il calo è simile a quello registrato sul fonte delle richieste, ridotte del 7%, e a quello del valore medio dell’immobile, che si riduce di 5 punti percentuali ed arriva a 223.000 euro. Una contrazione generalizzata, dunque, che se da un lato porta (per la prima volta in 14 mesi) il valore medio degli immobili sotto i 230.000 – a dimostrazione che la crisi del mattone sta facendo davvero calare i prezzi – dall’altro  riduce il gap esistente tra quanto gli italiani richiedono e quanto effettivamente ottengono dalle banche: c’è solo il 5% di differenza, mentre il loan to value (il rapporto tra la percentuale erogata ed il valore dell’immobile) resta stabile al 52%.
Questi i dati complessivi, che si modificano se isoliamo le richieste e le erogazioni di mutui chiesti per comprare la prima casa. L’ammontare medio richiesto passa da 137.000 a 129.000 euro in sei mesi (-6%), mentre la cifra media erogata cresce ai livelli di un anno fa, a 127.000 euro (+2%): il divario tra richiesta ed erogazione è prossimo allo zero, grazie alla migliore disponibilità delle banche, pronte a finanziare una percentuale maggiore del valore dell’immobile.
FONTE : IMMOBILIARE.IT

Il legno del futuro? È ‘sottovuoto’

Il legno del futuro? È ‘sottovuoto’

Il progetto ‘Thermovacuum’ messo a punto dai ricercatori del Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige

di BTicino - Buildingblog
28/11/2013 - Si chiama Termovuoto ed è un processo innovativo creato dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Trento) per produrre una nuova generazione di legno termicamente modificato con alto valore aggiunto ed eccezionali proprietà di resistenza e durabilità che esclude l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica.
Il legno del futuro? È ‘sottovuoto’

Il marchio è stato depositato, il metodo è coperto da tre brevetti, i risultati sono stati pubblicati su 'Bio Resources' e la Commissione Europea ha finanziato il progetto con un importo record.

Il Termovuoto combina un processo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità.

Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino e nell’arco alpino, caratteristiche tipiche dei legni tropicali che vengono anche per questo importati, quali una spiccata piacevolezza estetica e particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, per esempio in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail.

Il legno garantisce così una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato ma anche ad altri materiali, plastica fra tutti.

Il metodo sviluppato da Ivalsa è attualmente coperto da tre brevetti e, grazie anche alla riduzione dell’impatto ambientale ed economico del trasporto su lunghe distanze e allo sfruttamento eccessivo delle foreste tropicali, permette di ottenere effetti positivi sul piano ambientale ed energetico, come confermano i risultati pubblicati recentemente sulla rivista internazionale ‘Bio Resources’.

Il nuovo processo è frutto di cinque anni di attività di ricerca del Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige, finanziato da alcune imprese private, dalla Provincia autonoma di Trento e dallo stesso Cnr.

Il progetto è stato presentato nell’ambito della chiamata europea Eco-Innovation da un pool di aziende italiane e francesi insieme col Consorzio servizi legno sughero e la Uppsala University svedese ed è stato valutato dalla Commissione Europea così favorevolmente da ricevere un importo totale di 1,8 milioni di euro, il più alto finanziamento mai approvato per questo tipo di progetto, proprio perché considerato strategico per l’alto contributo che esso può rendere all’ambiente e al sistema economico e occupazionale in Italia e Europa.

La ricerca ora si concentra sulla certificazione del materiale rispetto al suo ciclo di vita, dal bosco fino allo smaltimento, e sulle analisi delle sostanze organiche volatili (Voc) necessarie per l’applicazione nel settore dell’arredamento di interni. Con l’obiettivo di portare gli investimenti fatti e il patrimonio di conoscenze e tecnologie acquisite a ricadute reali nel sistema legno italiano.
FONTE : EDILPORTALE.COM

Tasse sulla casa, ecco come funzionerà la nuova IUC

Tasse sulla casa, ecco come funzionerà la nuova IUC

Le prime case saranno esenti dall’IMU, ma pagheranno la Tari e la Tasi; abolita la seconda rata dell’IMU 2013 sulle prime case non di lusso


28/11/2013 - Dopo l’approvazione dellaLegge di Stabilità in Senato, con la comparsa della IUC, Imposta Unica Comunale, e l'abolizione della seconda rata dell’IMU 2013 sulle prime case, si          delinea il nuovo scenario delle tasse sulla casa.
Tasse sulla casa, ecco come funzionerà la nuova IUC

Per le prime case scompare l’IMU, mentre si dovranno pagare le componenti della nuova IUC legate ai servizi comunali e alla raccolta dei rifiuti.

IUC, cosa è e come funziona
La nuova IUC è composta da Imu (Imposta municipale unica), Tari (Tributo per la raccolta dei rifiuti) e Tasi (Tassa sui servizi comunali, come ad esempio trasporti e illuminazione).

Le prime case, a eccezione di case di lusso, ville e castelli, rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9, non pagheranno l’Imu, ma dovranno invece corrispondere la Tari, commisurata ai metri quadri dell’immobile o ai rifiuti prodotti, e la Tasi.

Sulle abitazioni principali l’aliquota base della Tasi è stata fissata all’1 per mille, ma i Comuni possono aumentarla fino al 2,5 per mille o diminuirla fino ad azzerarla grazie ad uno stanziamento di 500 milioni di euro previsto dalla Legge di Stabilità.

La Tasi deve essere pagata sia dal possessore sia dall’utilizzatore dell’immobile. Ciò significa che sono chiamati all’esborso anche gli inquilini, che verseranno però un importo oscillante tra il 10% e il 30% del totale.

Le detrazioni sulla Tasi non sono regolate sul numero dei figli conviventi, come accadeva con l’Imu, ma sul grado di utilizzazione dei servizi comunali. Potrà pagare meno chi soggiorna nell’abitazione (ad esempio casa al mare) solo pochi mesi all’anno, chi risiede all’estero per più di sei mesi o chi abita da solo.

Per il pagamento della Tasi sono previste quattro rate: 16 gennaio 16 aprile, 16 luglio e 16 ottobre. Restano invece invariate, a giugno e dicembre, le tempistiche dell’Imu per seconde case e altri immobili.

Abolita la seconda rata dell’IMU 2013 sulle prime case
Il Consiglio dei Ministri riunitosi ieri pomeriggio ha approvato l’abolizione della seconda rata dell’IMU 2013 sulle prime case non di lusso. Dovranno invece pagare la rata di dicembre gli immobili classificati nelle categorie A/1, A/8, A/9.

È stata decisa, inoltre, l’esenzione totale dal pagamento della seconda rata dell’IMU agricola per i fabbricati rurali e per gli imprenditori agricoli professionali relativamente ai terreni. Con questo provvedimento, lo Stato rinuncia a un gettito previsto di circa 2 miliardi e 150 milioni di euro, che sarà compensato tramite acconti e aumenti d’imposta a carico del settore finanziario e assicurativo.

Il confronto tra Imu e Tasi
La Cgia Mestre ha fatto una serie di proiezioni per capire se, col nuovo sistema di tasse, i proprietari di prima casa pagheranno di più rispetto al 2012, anno dell’entrata in vigore dell’Imu.

Nel primo scenario, la Cgia Mestre ha ipotizzato che i Comuni destinino i 500 milioni di euro messi a disposizione dalla Legge di Stabilità per rimodulare la Tasi su tutti i 19,7 milioni di abitazioni principali. Se venisse messa in pratica questa decisione, per ogni abitazione ci sarebbe uno sconto di 26 euro e la Tasi si rivelerebbe più gravosa dell’Imu, soprattutto in presenza di figli. Ricordiamo infatti che l'Imu prevedeva una detrazione di 200 euro più 50 euro per ogni figlio convivente. Si tratta comunque di un’ipotesi semplicistica, perché già oggi ogni Comune può decidere di destinare le risorse a disposizione a favore dei nuclei familiari con redditi bassi o di usare come criterio di valutazione il numero di figli a carico o il valore dell’abitazione.

Nel secondo scenario ipotizzato, invece, sia l'Imu sia la Tasi danno diritto alla detrazione di 200 euro più 50 euro per ogni figlio convivente. In questo caso la Tasi avrebbe un peso minore dell’Imu dato che l'aliquota Tasi può arrivare al massimo al 2,5 per mille, mentre l'aliquota media Imu registrata nel 2012 si è attestata al 4,4 per mille. In realtà si tratta di un’ipotesi non realistica perchè non tiene conto del fatto che la detrazione per i figli conviventi era stata stabilita solo per il 2012 e il 2013.
FONTE : EDILPORTALE.COM

martedì 26 novembre 2013

Permesso di costruire, i dinieghi vanno sempre motivati

Permesso di costruire, i dinieghi vanno sempre motivati

I no delle Soprintendenze devono basarsi su istruttorie approfondite e non possono essere generici

 
26/11/2013 - I pareri delle Soprintendenze devono sempre essere motivati e circostanziati. Lo hanno spiegato, con due pronunce emesse a distanza di pochi                                  giorni, il Tar Campania e il Tar Lazio.
Permesso di costruire, i dinieghi vanno sempre motivati
 Con la sentenza 4792/2013, il Tar Campania ha affermato che quando la Soprintendenza nega un permesso deve fornire una idonea motivazione sulle ragioni che impediscono la realizzazione di una costruzione in una zona posta sotto la sua tutela.

In caso contrario, il parere è considerato illegittimo e deve essere annullato. Secondo il Tar, infatti, il parere della Soprintendenza anche se ha carattere consultivo è vincolante per il Comune chiamato al rilascio del permesso di costruire, che deve poter riportare le valutazioni espresse a livello statale.

È giunto a conclusioni analoghe anche il Tar Lazio, che con la sentenza 9478/2013 ha affermato che il parere della Soprintendenza non può consistere in espressioni sintetiche, vaghe e generiche, che possono lasciar presupporre carenze nell’istruttoria.

Il Tar ha giudicato illegittimo il provvedimento con cui la Soprintendenza aveva espresso parere sfavorevole contro un intervento di ampliamento perché non conforme alle norme e non compatibile con il contesto paesaggistico vincolato.

A detta del Tar, però, la Soprintendenza non aveva dimostrato il carattere di inedificabilità assoluta e l’incompatibilità del progetto edilizio con l’area.
Fonte : EdilPortale.com

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